Ferma.
Accanto al ciglio della strada.
Sono passati minuti
secoli.
La nostra carne
i nostri umori si sono incontrati
laddove i cuori ancora non si conoscono.
Tra i ricordi, quelli prossimi
che premono
incalzano
divergono
ci sono labbra di gelato alla pesca.
Mi attacco ad un pensiero, come fosse un tralcio
come fossi appena nata.
Il tuo profilo
è fatto di occhi neri, sassi di fiume
buchi nel cielo di astri partiti.
Più sotto
abbozzata
irregolare
una forzatura prossima a dileguarsi, la bocca.
Stranezze agostane, sotto frescure riposano
cattive intenzioni e buone stelle.
Gli umori, quelli, si leccano sulle dita.
Leggo il livido che infliggo alla tua pelle
ma scompare quando il pensiero si fa ripido
quando apre al possibile.
E’ allora che un corpo si radica alla terra,
che geme d’amore e morte.
[I.P., 7/8/2017]
il bosco ha foglie secche
di cento anni
la terra morbida profuma
di funghi e pioggia di ieri
il cielo è l’azzurro
spaccato dai contorni dei rami
il corpo sulla terra
una lumaca sulla foglia
dentro riposa una specie di amore
e qualche ortica
come la vita
che ha nelle screpolature di oggi
l’imperfezione viva
dei sogni avverati
Molto belli questi versi. Li sento in sintonia, vicini, nel modo di sentire e descrivere. C’è l’umida terra, e c’è il cielo, c’è il corpo, la fisicità e un mondo interiore che pulsa, vive, macera, germina… C’è il passato e c’è il presente. E la precognizione di un sogno avverato. C’è l’ambivalenza della vita, che non è tale senza morte e rinascita, che non è gioia, senza sofferenza, che non è pace, senza incertezza. Che è un meraviglioso, inarrivabile miracolo nella sua fragilità e imperfezione.
Benvenuta qui, “poetessa rossa”.
Grazie della tua lettura e del prezioso rimando.
Paolo
E’ venuta fuori da sola e tutta insieme. E devo dire che non succedeva da tempo. Tanto. Ma non serve domandarsi il perché. L’ispirazione capita per caso. Sono io che ringrazio. L’ho riportata anche a casa mia, ma è bello sapere che è nata in un altro luogo e in un giorno inaspettato. Humus si legge sulla pelle, se ne percepisce la temperatura. E’ una di quelle poesie che si possono leggere mille volte, per apprezzarne il gusto e il profumo.
Continuo il giro di questo vispo blog.
Ciao
LPR
Sono felice. Felice che sia successo.
[e ancora complimenti e grazie per avermi/ci donato i tuoi versi]
Sono con te. Questa è l’ispirazione. Un alito di vento. Il rumore di una porta che sbatte. Un’inquadratura su un dettaglio, l’attimo in cui ti accorgi di qualcosa. Una contaminazione. Reciproca. Attivatasi per puro caso.
Sono felice che Humus ti abbia toccato, che tu l’abbia “sentita”, sulla pelle, come hai detto. E’ stato così anche per me, che pur conosco le vie e le immagini che l’hanno generata.
Spero e confido in altre possibili contaminazioni. In altre condivisioni.
Sento la profondità, l’eco di una confortante sintonia nelle parole che scrivi.
Mi fa piacere saperti qui.
A presto,
Paolo
Ho deciso che questo è il pensiero numero zero.
Sono d’accordo.
Ci sta. Da quell’humus è germinata questa corrispondenza.
Germinata… 😊
Cellulare + Spiaggia.
Meglio restare in silenzio… 😊
“E’ allora che un corpo si radica alla terra,
che geme d’amore e morte.” ❤
Io non so tradurre la mia emozione in parole… la sento forte.
La mia pelle coglie tutto e pulsa. Dentro di me si agitano mille sensazioni.
Questi versi hanno l'odore della terra umida (anche degli umori che si leccano sulle dita), della vita nelle sue molteplici contraddizioni, del tempo che "Sono passati minuti/ secoli."
Ancora mi inchino a questa poesia così viva e alla sua autrice.
Tornerò a leggere, Paolo.
Grazie.
🙂
gb
A 🙂
Grazie Anna.
Leggo ora il tuo passaggio notturno.
Hai sottolineato il potere, la valenza della poesia. Così soggettiva, immediata, fatta di suggestioni, liberamente interpretabili e proprie, liberamente assimilabili e traducibili.
Sì, Paolo.
Tu sai come io ac/colga in me la poesia.
🙂
A.
Sì.
🙂
Due
Non c’è due senza tre! 🙂