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Mi piacerebbe amare
con la calma degli alberi
radici salde
e braccia libere ai venti.
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[Ivanna Pedretti, 2020]
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Mi piacerebbe amare
con la calma degli alberi
radici salde
e braccia libere ai venti.
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[Ivanna Pedretti, 2020]
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se questa è una sospensione
io sono una farfalla
che libera le ali
lì
nel vuoto
davanti all’ultimo fiore.
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[Ivanna Pedretti, 2012]
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Il 14 aprile ci ha lasciati prematuramente Antonio Bianchetti. Una persona, un poeta, un appassionato cultore dell’arte in tutte le sue forme e contaminazioni, che ho avuto modo di incontrare almeno una volta di persona, abbattendo le distanze della frequentazione nel web, dando così un volto alla sua presenza, al suo pensiero. Non mi sento titolato a parlare di lui. Posso solo dire che mancheranno, anche qui, la sua animosa e scrupolosa ricerca, la sua profondità, la sua capacità di alzarsi in volo, la sua generosità, il suo sorriso.
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PIOGGIA GELIDA
Lamento di un pupazzo di neve
Non posso che assimilare torture
mentre il tempo spacca il silenzio
luce divelta dalle urla
paragoni che si intrecciano
sul viso sfatto
lacerato dai tagli delle chiacchiere
come se il passato
fosse solo un’invenzioneLa decomposizione delle forme
aumentava le paure
che più profonde ho coltotrasfigurate come sagome di facce
nei luoghi aperti dell’immobilitànei deserti chiusi dove ognuno
ha una colpa da nascondere
Ma
è alle sue origini
che voglio tornare
degustando la vertigine che affiora
e che ormai
troppo spazio ha aperto
Eppure
ogni mattina mi adagio
a rintracciare echi
di inganni e di massacria sciogliere
insieme alla mia pelle
voci confuse e note
e bombe termonucleari
dentro alla chiusura di una palpebra
Tra tutte le voci del giorno
lento svanirà
il solitario tormentofioco monologo perduto nell’alba
pronto a lacerare la prossima lunagrido mannaro
che ripopola gli squarci
come se l’acqua fosse
un rigagnolo di sangue.
[da “Esilio di sicurezza”, di A. Bianchetti, C. Stenardi, M. Isola, 2008]
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A TERZA
A me un paese di sole
una casa
leggera, un canto
di fontana giù
nel cortile.
E un sedile di pietra.
E schiamazzo di bimbi.
Un po’ di noci
in solaio,
un orticello
e giorni senza nome
e la certezza
di vivere..
[David Maria Turoldo]
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Rivoluzione industriale, involuzione tecnologica.
Quando tutto ebbe inizio?
Era forse scritto in catene intrecciate e invisibili,
le stesse che un rigurgito biologico può trasformare in concime,
che fossimo noi il cancro di questo pianeta?
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Un aratore senza campo, cavaliere appiedato,
guida e cavalca macchinari
e odora di natura, grasso e acciaio,
come altri odorano di cavallo.
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I tramonti, sopra i tetti senza frutti,
gli rivelano, attraverso le cortine di fumo
il tempo del domani e portano una gioia
nelle officine dove sogna i suoi raccolti.
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Nel frattempo un’altra idea della natura,
riflessa dalle macchine, dalla gente,
cresce nella sua mente fino a fargli sentire
il diritto a una proprietà senza confini.
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[“Giovanni Senzaterra”, Edouard Roditi, in Magazine of Verse, Giugno 1940, trad. G. Cerrai]
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Immagine: Gianluca Fretti
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A Laura
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in un cassetto di terra
giace un sogno
fatto di legno.
radice innestata
che cresce, diviene pianta
e fa il fiore e dà frutto.
in giorni come questo
senti forte il suo profumo
anticipo di primavera.
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[P.B., 21/02/2024]
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Levata dal richiamo di brina notturna,
affronto l’alba.
Mi affaccio al desiderio di gelo nelle narici.
Prossima a visioni di pace,
inciampo nella disumana incuranza
di croste rammollite e bicchieri sul marciapiede.
Cosa ne sarà di noi?
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[I.P., 17/01/2024]
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Immagine: Silvia Giusti
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In un mare di pece e memorie
ci amiamo di assoluta presenza.
Un cielo di seta e basalto
è teso sopra di noi
quando il sonno ci sfiora la fronte.
Sorvolo il tuo mare
seguendo tracce di luna.
Tu cambi volto alla notte.
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[P.B., 17/01/2007]
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piccolo uomo
mai prima d’ora scorgesti un’alba
oggi, che strilli a fare?
suona inutile il tuo lamento
essere invisibile all’occhio del gigante.
clandestino al mondo
sottomessa, negata pulsione
hai preteso di vedere te stesso
imberbe, ignorante puer
redento e salvo
prodigo narratore
attore solerte e franco.
sei pavida voce bianca
in un coro che non intende.
povero, piccolo uomo!
nella tua paresi fredda
rimpiangi il torpore
che fu tenero e tiepido ventre
alla tua mutila mente.
e già non hai più parole.
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[P.B., 26/04/2008]
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Immagine: Giovanni Beretta
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Il pensiero
salvezza e minaccia
fuggevole consapevolezza
incontrollato progresso.
Libertà e schiavitù.
Abbiamo ucciso più volte dio
per crearne ogni volta uno più potente e pericoloso.
Razionalità, illuminismo: fuochi fatui, illusioni
che bruciano in fretta.
Un altro è il destino dell’umanità.
Privarsi del libero arbitrio
e sottomettersi alle proprie invenzioni
in un continuo succedersi di periodi d’oscurantismo.
Uomo. Essere debole e fallace.
Si dice guardiano del pianeta
ma non è in grado di badare a se stesso
e si rifugia in mondi virtuali
per non ammettere la sconfitta.
Inutile a se stesso, si estrometterà da solo.
I più moriranno di stenti e povertà intellettuale.
I pochi abbienti, convinti di essere ancora liberi
si annienteranno l’un l”altro.
Uomo. Non ti insegna nulla
la spirale strozzata della storia?
La velocità ti fa perdere i sensi.
Indicibile ciò che ti aspetta.
Immorale e turpe.
Come ogni guerra santa
come ogni sterminio.
Senza dignità, né coscienza
i tuoi simulacri ti condurranno al patibolo.
Cederà prima la memoria
e ti nutrirai dell’inganno.
Non serviranno arringhe o sermoni
né l’arte subdola della retorica.
Quando sarà il momento, basterà muovere un dito
un semplice click
e chiuderai gli occhi.
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[P.B., 10/12/2023]
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Immagine: foto vintage che ha vinto un prestigioso concorso fotografico. Il dichiarato autore, però, non ha ritirato il premio, rivelando che si trattava di un esperimento con l’intento di capire come sarebbe stata valutata una foto integralmente realizzata dall’intelligenza artificiale.