In erba

di Federica Ziarelli

Terra d’ulivi edizioni, 2019

Lo ammetto, per un bel pezzo ho pensato di “avere a che fare” con una giovane donna di … 20 anni? Per il suo aspetto fisico, indubbiamente, ma anche per il “timbro” della sua cifra poetica. Perché in realtà, il tema dell’età del sentire è in qualche modo centrale nell’opera di Federica Ziarelli e lei stessa l’ha sottolineato nel titolare la sua ultima raccolta di poesie.

Poiché non sono un critico letterario, però, né mi reputo in grado di scrivere una recensione, per far intendere quello che avverto leggendo i suoi versi, prendo a prestito le parole, efficaci ed esaustive, di Francesco Palmieri, tratte da un articolo per la rubrica “Stanza critica” della rivista letteraria Menabò (N. 5) di Terra d’ulivi edizioni.

“… una poesia in erba, ma non per ragioni anagrafiche, non per indicare che si tratta di versi scritti da una penna giovane o giovanissima, bensì per la cifra stilistica che la caratterizza. E’ la stessa autrice, nella poesia d’apertura, ad indicare il tempo generico del suo sentimento poetico – ‘Annusai un profumo a quattro anni…’ – un’età in cui sicuramente non è la parola a fotografare quanto della realtà viene percepito, un tempo in cui non c’è sintassi, dialettica, costruzione grammaticale complessa, ma sensazione, emozione, thauma aristotelico, meraviglia e, perché no, anche l’intuizione di un terrore ancestrale, primario, legato non tanto al presentimento del dramma della condizione umana, quanto invece a quell’immensità e assolutezza agorafobica del cosmo la cui percezione, a confronto della nostra infinitesimalità, non può che determinare lo sconcerto dell’io. E nella poesia della Ziarelli li incontriamo entrambi questi due paradigmi psichici; meraviglia e orrore, dove a prevalere però è il primo.”

Con il pastello bianco

tempestavo il buio di stelle.

Invece della noia

cominciai a disegnare

qualcosa:

faceva più chiarore.

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Visto che ho un mucchio di semi dentro

rido

perché sono piccina piccina

e gli anni mi germoglieranno

dalla bocca giardini.

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La morte non è

campo che si secca

ma cervo

che al termine della sua corsa

si ritira dietro il grande cespuglio.

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Continua puntuale Palmieri:

“L’espressione ‘In erba’, qui, non è sinonimo di ingenuità o di linguaggio ancora immaturo, è invece una condensazione semantica i cui costitutivi fondamentali sono, da una parte l’immedesimazione identitaria con una Natura innocente, drammatica eppure rigenerativa, dall’altra la ferma fedeltà ad un linguaggio emozionale che cerca di mantenere integra la comunione sacrale e primigenia fra percezione e parola.”

“… ‘poesia necessaria’, dove la necessità non è determinata dalla penuria di produzione poetica oggi fin troppo sterminata bensì dall’urgenza necessaria di ritrovare e ridare allo sguardo e al sentire umano quella verginità sensoriale ed immaginativa che, oltre alla riscoperta delle percezioni primigenie e in qualche modo ‘infantili’ del mondo, sappia dare – nella loro forma verbale – quella risonanza semantica che solo la poesia riesce a creare.”

Prendi il mio amore

con allegria

come a bocca aperta

la pioggia un ragazzino.

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La costanza è del mare

e tutto quel cielo

sulle sue spalle

all’infinito.

Federica Ziarelli (1980) vive a Perugia. Scrittrice, saggista, poetessa, ha esordito con il romanzo Sono venuto a portare il fuoco (Porzi editoriali, 2010). Ha pubblicato nel 2016 la raccolta di racconti e poesie Aspettando l’aurora (Midgrad Editrice) e nello stesso anno la silloge poetica Gli occhi dei fiori (Premio Midgrad Poesia). E’ del settembre 2019 il saggio Un’oscura capacità di volo, poete e poetiche dell’Umbria di oggi (Edizioni Era Nuova). Coordina eventi artistici. Sue poesie sono apparse su antologie, blog e riviste di letteratura.