Resi

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Stiamo per sederci a tavola. La televisione tace.

Mamma mi parla di schiena, appoggiata ai fornelli.

– In questi giorni, penso sempre alla Resi, – dice.

– La Resi? – Domando, non trovando un ricordo da associare a quel nome.

– Sì, – fa lei, riavvolgendo il nastro della memoria. – Era la cugina…, no, – si corregge, – era la moglie di un nipote dello zio Augusto. Se non sbaglio era austriaca…

Faccio un salto di un secolo ricordando l’Austriaca, com’era stata ribattezzata con disprezzo la moglie di uno dei fratelli dello zio durante la prima guerra mondiale.

Ma la storia di Resi è un’altra, viene dopo.

– Vivevano in Ungheria, vicino al confine, – continua mamma. – Andai a trovarli quando avevo diciotto anni. Abitavano in una landa desolata vicino al Danubio…, – aggiunge con lo sguardo assorto mentre tasta le polpette che sfrigolano dell’olio.

Faccio il conto: quel viaggio avvenne nel 1958, due anni dopo la rivolta ungherese.

– Resi ripeteva sempre che durante l’occupazione – mamma scandisce tristemente le parole – le donne portavano sempre con sé la vaselina…