Non ti ho visto.
Ma di te ho un’immagine chiara.
Sei disteso, riverso, faccia a terra.
[qualcuno direbbe muso]
Posso vedere i ciuffi sparuti dei tuoi capelli irridere alle piastrelle del pavimento.
Hai il naso schiacciato dal peso del corpo
come se reggesse tutto: spalle, gambe, mani, il tuo busto infagottato in strati di pile.
Come se urtasse contro tutto e tutti.
[una battaglia persa in partenza]
Un’ultima volta, decisiva.
Vedo i jeans abbassati, che non hai finito di allacciare
le ciabatte ammutinate
poco più in là, gli occhiali.
Sei umile e squallido nella tua fine improvvisa.
Non poteva essere altrimenti, lo sapevamo.
Eppure fa freddo, lì dove sei.
Sei solo.
[hanno dovuto sfondare la porta, sai?]
Eppure tu salutavi tutti. Sempre.
E non trattenevi i pruriti.
Eri fuori, lo eri davvero.
[non era colpa tua]
Per questo, credo, eri in ognuno di noi.
Per questo, credo, ti rimpiangeremo.
.
[P.B., 8/3/2018]