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È facile amare qualcun altro, ma amare ciò che sei, quella cosa che coincide con te, è esattamente come stringere a sé un ferro incandescente: ti brucia dentro, ed è un vero supplizio. Perciò amare in primo luogo qualcun altro è immancabilmente una fuga da tutti noi sperata, e goduta, quando ne siamo capaci. Ma alla fine i nodi verranno al pettine: non puoi fuggire da te stesso per sempre, devi fare ritorno, ripresentarti per quell’esperimento, sapere se sei realmente in grado d’amare. È questa la domanda – sei capace d’amare te stesso? – e sarà questa la prova.
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[C. G. Jung, Seminari – Lo Zarathustra di Nietzsche]
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Immagine di copertina di Laura Salvi
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Postfazione a cura di Flavio Almerighi
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Disponibile presso il sito di Terra d’ulivi edizioni al presente link (o cliccando sull’immagine di copertina).