Bozzetti

Prometto che non vi tedierò oltre con proposte dello stesso Autore. Sai com’è, l’entusiasmo che danno certe letture, seppur estemporanee. Tuttavia, vorrei portare la vostra attenzione sulle poche righe che seguono, estratte dai diari di Franz Kafka, stavolta trascritte integralmente, senza ulteriori manipolazioni. Le riporto perché, da scrittore, oltre al senso primario, alla breve annotazione di frammenti di alcune scene, vi ho trovato traccia di un metodo, un metodo che definirei pittorico. Non sono solo appunti, sono schizzi, abbozzati in fretta sulla pagina prima di coricarsi, per poi tornarvi sopra in un secondo momento, forse.

Fate così anche voi?

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Nuit, E. Munch – web

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26 dicembre. […] Albergo a Kuttemberg Moravetz. Servo ubriaco, cortiletto coperto con lucernario. Un soldato si appoggia, su fondo scuro, alla ringhiera del primo piano verso il cortile. La finestra della stanza che mi offrono dà su un corridoio scuro senza finestre. Divano rosso, luce di candela. Chiesa di S. Giacomo, soldati devoti, voce di fanciulla nel coro. […]

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[F. Kafka, Diari 1910-1923, Ed. Mondadori, 1977, Trad. Ervino Pocar]

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Annoto, anch’io.

Non solo gli occhi, tutti i sensi sono coinvolti in questa estrema sintesi percettiva e cognitiva. La scrittura di Kafka è notturna, ovvero interiore, uterina, viscerale. Kafka è ciò che scrive, il suo stesso corpo (malato) si materializza e vive attraverso le sue parole, le immagini che riproducono. Il corridoio scuro e cieco potrebbe essere il suo intestino.

Siamo nel 1914, sono trascorsi i primi 5 mesi di guerra; il dettaglio della “voce di fanciulla nel coro” non può che richiamarmi il celeberrimo racconto (uno dei nove) di J.D. Salinger: Per Esmé: con amore e squallore, scritto probabilmente ad anni di distanza, ma ambientato in Europa, in Inghilterra, durante la seconda guerra mondiale. Una geniale, ironica, commovente, orrifica trasposizione dell’atmosfera del fronte, vissuta e trascritta con estrema efficacia, peraltro da posizione defilata, nelle retrovie.

Ecco, penso che su un taccuino di J.D. Salinger (che credo sia stato molto più attento di F.K. nell’impedirne la postuma pubblicazione) si potrebbe trovare un appunto pressoché identico: “voce di fanciulla nel coro“. La registrazione di un piccolo dettaglio, eppure imprescindibile per la sensibilità dello scrittore; uno spunto, un piccolo seme. Fiorito anni dopo in un racconto capolavoro.

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Insomma, non so se sarò in grado di mantenere la promessa d’apertura; quel che è certo è che ne scriverò più diffusamente (e organicamente) in altra sede.

P.