Passaggi

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E lì ho capito che la tua vita è talmente organizzata e definita che non potrai trovare posto nemmeno per me. Non ho posto nella tua vita. E se anche tu volessi, non oseresti trovarmi un posto libero nella tua “realtà”. (Forse per questo mi hai fatto entrare con tanto slancio nell’unico luogo in cui era rimasto un posto libero per me: nella tua infanzia.) Non capisco, non ti capisco. Nascondi a lei il mondo della tua immaginazione e a me quello della tua realtà. Come fai a destreggiarti fra tutte quelle porte che si aprono e si chiudono? E qual’è il luogo in cui vivi veramente una vita completa?

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Vedo un uomo che non è un uomo, e un bambino che non è un bambino. Vedo un uomo la cui maturità e la cui virilità sono come una cicatrice che si è chiusa e indurita sulla ferita del bambino. Per te la “cicatrice” si è formata esattamente nel punto d’unione tra l’uomo e il bambino, e questo non è vivo in te, senza essere comunque morto.

[Liberamente tratto da “Che tu sia per me il coltello”, David Grossman, trad. A. Shomroni, Ed. Mondadori]

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Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con cui frugo dentro me stesso.

[Da una lettera di Franz Kafka a Milena]

Occhi

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Pensavo che l’avrei guardata profondamente negli occhi, avvicinando il viso. Più vicino, sempre più vicino, finché il mio occhio avrebbe toccato il suo. Proprio toccato. Non solo le ciglia o le palpebre, ma i globi oculari, l’iride e i dotti lacrimali. Naturalmente sarebbero subito sgorgate le lacrime. Il corpo è fatto così. Ma noi non avremmo ceduto, non ci saremmo arresi ai riflessi condizionati e alla burocrazia del corpo finché non fossero emerse le immagini più offuscate e remote delle nostre anime. Questo voglio ora. Vedere l’oscurità che c’è nell’altro. Perché accontentarsi? Perché non chiedere, per una volta, di poter piangere con le lacrime di un altro?

Liberamente tratto da “Che tu sia per me il coltello”, David Grossman, trad. A. Shomroni, Ed. Mondadori

Nel punto bianco e vuoto al centro dell’essere

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Hai scritto che, se non fossi certa che alla fine verrò da te, allo scoperto e con coraggio, mi avresti già lasciato perdere. Lo so. Ma dentro di me nutro anche il timore che non riuscirai nel tuo intento. Vorrei aiutarti, lo vorrei davvero, ma ne sono assolutamente incapace. Cerca di capire. Lo sono per legge, la mia legge insensata. C’è qualcosa di inanimato laggiù, nel punto bianco e vuoto al centro dell’essere. Qualcuno è steso là, morto. Io posso solo guardare i tuoi eroici sforzi di rianimazione come uno spettatore impotente, niente di più. E pregare che non ti dia per vinta.

(da Che tu sia per me il coltello, di David Grossman, Ed. Mondadori, trad. A. Shomroni)

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Foto: Gianluca Fretti

(…)

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Sai invece quando ho veramente provato una stretta al cuore? Quando hai descritto te stessa per eliminare qualsiasi dubbio e, chissà perché, ti sei riassunta in una sola frase, oltretutto tra parentesi (“piuttosto alta, capelli lunghi, ricci e ribelli, occhiali…”).

Se è davvero così, se ti senti tra parentesi, permettimi allora di infilarmici dentro, e che tutto il mondo ne rimanga fuori, che sia solo l’esponente al di fuori della parentesi e ci moltiplichi al suo interno.

(da Che tu sia per me il coltello, di David Grossman, Ed. Mondadori, trad. A. Shomroni)

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Foto: Giovanni Beretta