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E lì ho capito che la tua vita è talmente organizzata e definita che non potrai trovare posto nemmeno per me. Non ho posto nella tua vita. E se anche tu volessi, non oseresti trovarmi un posto libero nella tua “realtà”. (Forse per questo mi hai fatto entrare con tanto slancio nell’unico luogo in cui era rimasto un posto libero per me: nella tua infanzia.) Non capisco, non ti capisco. Nascondi a lei il mondo della tua immaginazione e a me quello della tua realtà. Come fai a destreggiarti fra tutte quelle porte che si aprono e si chiudono? E qual’è il luogo in cui vivi veramente una vita completa?
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Vedo un uomo che non è un uomo, e un bambino che non è un bambino. Vedo un uomo la cui maturità e la cui virilità sono come una cicatrice che si è chiusa e indurita sulla ferita del bambino. Per te la “cicatrice” si è formata esattamente nel punto d’unione tra l’uomo e il bambino, e questo non è vivo in te, senza essere comunque morto.
[Liberamente tratto da “Che tu sia per me il coltello”, David Grossman, trad. A. Shomroni, Ed. Mondadori]
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Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con cui frugo dentro me stesso.
[Da una lettera di Franz Kafka a Milena]