Un esercizio letterario (forse)
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Giorni fa ho ricevuto una proposta via email. Una sorta di gioco creativo, almeno così credo. Mi è stata inviata la descrizione di una giovane donna, invitandomi a trovarle un nome e ad associarle un luogo, una città, entrambi rigorosamente italiani.
Dopo una timida domanda, la cui risposta è stata alquanto vaga, ho preferito non indagare oltre sulle reali motivazioni sottese a detta richiesta. Marketing, copywriting, analisi socio-psico-attitudinali…, una qualche forma di indagine di mercato, magari affidata agli algoritmi impersonali e perversi di un cervellone elettronico operante worldwide, dotato di un traduttore multilingue avanzato e, tutto sommato, forbito… Ho anche pensato a una ricerca finalizzata allo sviluppo di un gioco in scatola. Magari, invece, l’autore dell’email, tale Michel, non è affatto un’intelligenza artificiale con voce robotica e impersonale, bensì uno scrittore straniero in cerca di un piccolo aiuto per caratterizzare un personaggio, italiano, da inserire nel suo ultimo romanzo. O uno sceneggiatore… Chissà.
Provare a rispondere a questa domanda è stata forse la cosa più intrigante dell’intera vicenda. E per ora preferisco tenermi buona una delle ultime ipotesi.
Dopo un po’ di tempo, quindi, ho riletto la descrizione trasmessami, non una delle tante spedite urbi et orbi a scopo scientifico o commerciale in cerca di big data, ma la sola, l’unica, vera descrizione corrispondente all’atto immaginifico e creativo in grado di dare luce ad un nuovo personaggio letterario, e ho deciso di farne motivo di ispirazione per un pezzo. Mi sono messo al “lavoro”, tenendo bene a mente le indicazioni impartitemi da Michel:
“Dovresti dunque accostare al personaggio un nome italiano e una città italiana, e tratteggiare con parole l’intero percorso percettivo che ti ha indotto a fare quelle determinate scelte. Nome e città devono suscitare in te quelle immagini con cui io ho presentato la figura della ragazza.“
Ecco a voi, quindi, la giovane donna di Michel.
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Giovane donna
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I suoi movimenti sono larghi, maestosi, affascinanti, ma anche eleganti e femminili.
La chioma fluente è color rame, naturalmente ondulata.
Ha un volto seducente in cui ogni tratto rivela una grazia particolare: la squisitezza dei lineamenti, la massa dei capelli ramati, le labbra di corallo piene, fresche e struggenti, gli occhi cerulei penetranti ed espressivi, la maestà comunicativa dell’espressione, il mento solcato da una deliziosa fossetta la fanno sembrare una qualche musa dei Preraffaelliti. Incantevole come un ideale artistico di bellezza, ha l’aria languida e grave, la bellezza affascinante e ipnotica che hanno le fanciulle ritratte dai grandi maestri della pittura.
Gli occhi sono larghi, lucenti. Il gesto misurato e importante. La pelle fine e setosa è d’un biancore così puro e luminoso che potrebbe contendere col candore del giglio, appare levigata come quella di una statua di Michelangelo, e la fanciulla sembra contemporaneamente opulenta e delicata.
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Ed ecco cosa la mia misera-mente (dotata di ben poca fantasia), con il provvidenziale aiuto di un’evocativa immagine di Eletta Senso, è stata in grado di generare.
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Matilda
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Esplodi in me
macchia rossa che s’allarga
invadendo l’occhio
poi ombra diffusa
profumo
danza di primavera.
Sei giovinezza che torna
che percuote le vene
o solo il ricordo – ché più non distinguo
immagine da carne viva
che fu canto
seta tra le dita.
Chi sei, Matilda?
Perché non parli?
Le tue labbra
sono dune offerte alla luna
melograno squarciato
incavo della coscienza
impronta divina del peccato.
Nella mia bocca
il tuo rame si fonde
nell’incedere irrisolto
della cecità del senso.
Ed io esisto
appena più indietro
fra la tua nuca
e i sassi di Bomarzo
in uno spasmo lacuale
dissanguato pensiero
del tuo ultimo sospiro.
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[P.B., 10/10/2020, con buona pace di Michel]
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Immagine di copertina: Rielaborazione grafica di Eletta Senso