
Di questi tempi la sento suonare spesso.
La Moldava, il mio primo racconto
di musica e parole.
Un pomeriggio d’autunno
le dita sui tasti di un magnetofono
carta e penna
il tavolo di cucina
la schiena di mia madre.
Ho cercato invano un quaderno
nella polvere
impresa ardua, forse impossibile
trovare ciò che si cerca.
Oggi più che mai
avrei voluto rileggere di quel fiume
delle sorgenti, i chiari di luna
le ninfe danzanti
la caccia, la festa
il maestoso approdo.
Forse avevo fatto un disegno.
Idea di un professore di musica
uomo gentile.
C’era passione nella sua voce
e nel giudizio. Farà il critico musicale!
Gli occhi di mia madre.
E invece.
La musica, le parole.
Al più scrivo ciò che vedo
ciò che ricordo.
Meglio di niente.
[P.B., 24/5/2020]