16 thoughts on “Assunto

  1. Esiste, esiste… ed è cosa bellissima, anche se rara e molto faticosa. Ma chi ha spalle larghe e cuore grande prima o poi ce la fa a trovarlo. Importante è non lasciarselo scappare.

  2. Infatti. Hai ragione. Il mio assunto ha diverse chiavi di lettura, che non sono in contraddizione fra loro. Provo a delinearne alcune:
    “Ci vogliono delle prove per rendere l’amore reale”.
    “Ci vogliono impegno, presenza, sensibilità, ascolto, interesse reali per dimostrare di amare l’altro”. E non necessariamente stiamo parlando di un partner. Potremmo invece dire “il prossimo”.
    “L’amore è nei fatti, nelle azioni, nei gesti che compiamo”.
    Diciamo che nel proporre l’assunto così, crudo e sonoro, come un sasso gettato contro una finestra, avevo l’esigenza di dissipare l’aurea di sentimentalismo, quella componente impalpabile, di per sé ambigua, di compiaciuta mistificazione che viene normalmente associata all’amore. Più passa il tempo e ai giorni si sommano le esperienze di vita (e i rimorsi), più mi sento di dire che l’amore in sé non esista, mentre esistono le scelte, la fedeltà alle stesse, la dedizione, la cura… Come se la “manutenzione degli affetti” racchiudesse in sé la loro stessa giustificazione. E nell’affermare quanto sopra, non intendo dire, mio malgrado, di essere un bravo meccanico, anzi.

  3. Ci sono una moltitudine di prove che l’amore esiste.
    Di questo ne hai prova (…) quotidiana quando sentì dentro di te quel sospiro di meraviglia quando guardi il mondo; esiste quando manca uno sguardo, un gesto gentile….
    Piccole “prove” dell’esistenza emotiva che si può far pratica.

    • Carissima. Mi spiace, ma il tuo commento era finito inspiegabilmente nello spam. Ripescato. Mi scuso per il ritardo.
      Grazie. Penso tu abbia ragione. Amore è in ogni felice riscontro di socialità e di compartecipazione, nella meraviglia e nel sentirsi degnamente parte di un tutto più grande e comunque anche nostro.

    • Bisognerebbe scrivere ogni giorno. Per predisporre il proprio cuore all’ascolto. Per scalfirne, fessurarne la corazza ed aprirlo all’incontro.
      Ma non basta. Non bastano le parole (anche se talvolta possono aiutare, non sempre ingannano; io in fondo credo fermamente nella forza buona della parola…). L’amore, senza prove, senza agiti, non mette radici, non fa frutto. Non lascia traccia, non esiste.

      • L’amore si declina in infiniti modi. A volte si lascia scrivere. A volte no.
        In quello che scrivi, non sempre e non solo, io leggo tante declinazioni dell’amore.Scrivere è amare. Amare la scrittura. Non un atto d’amore, non questo.Ma una scelta. Amare ciò che accade ed esserne capaci di trasformarlo, con le parole, in una storia, una poesia, una riflessione che può, non che deve, essere condivisa. Perché spesso si scrive non per condividere, ma per assecondare un moto dell’anima. C’è chi nemmeno ci pensa. C’è chi non ne è capace. Amerà in altro modo, un modo diverso, non necessariamente migliore o peggiore, Un blog è un contenitore libero da schemi, regole, argomenti imposti, mi piace davvero definirla casa perché ha infinite stanze, accoglienti o meno, calde o fredde, disordinate, anche vuote. Un assunto come il tuo è tutto tranne che una stanza angusta. Ma uno di quei saloni con infinite nicchie che si può decidere di riempire o lasciare vuote. La prova contraria è l’assunto stesso.

      • “La prova contraria è l’assunto stesso”. Esatto. E’ esattamente quello che sentivo nel portarlo sulla pagina.
        Condivido tutto quello che hai scritto. Sulla parola e la sua potenzialità, come strumento intimamente nostro, per veicolare quanto diversamente non passa, non esce allo scoperto. Per mostrare ai nostri stessi occhi – nel “processo” dello scrivere, quanto non è dicibile, non è chiaro, non è evidente a noi stessi. In questo senso, avverto nella scrittura un’esigenza e una cura. Prima di ogni altra cosa. Mi piace scrivere, mi piace ciò che mi fa, ciò che mi dà, ciò che mi rivela. Il fatto che, a tratti, mi fa sentire migliore, in pace. Perché in contatto con le mie parti più nascoste e silenti. (…)
        Potremmo parlarne a lungo, sì.
        Mi piace la figura delle stanze. Anch’io apprezzo la libertà e lo spazio libero di una pagina. La forza, l’energia del confronto e dello scambio che dà condividerla con altri.
        Sei una lettrice speciale, Silvia. Sei una scrittrice speciale. Le tue parole ti disegnano, le tue parole ti raccontano. Le tue parole ti mettono in relazione.
        Poi, viene l’arte.
        Poi, viene la letteratura.
        Poi, la bellezza della forma.
        Ma non sarebbero, senza quel motore, quell’esigenza, quel desiderio, quel piacere che ci accomuna tutti.
        “Assunto” è una stanza senza dimensioni.
        E’ un accesso.

        Grazie ancora Silvia,
        Paolo

      • Una stanza senza dimensioni. Un accesso.

        Grazie per avere (r)accolto la mia divagazione in questa stanza sorprendentemente accogliente: mi ha permesso di scrivere un po’, risvegliando un piacere sopito (o ingabbiato) da tanto tempo. Quasi senza fatica. Scrivere è stato per me un modo di fuggire il reale, addomesticandolo in una dimensione altra (vorrei dire poetica). Scrivere era tante cose. Una disperazione. A volte autocompiacimento. Perché negarlo. Scrivere era dare la vita al mio centro segreto e inaccessibile. Scrivere era un grido (non udibile? Inascoltato?), erano parole pronunciate nello spazio profondo in cui vagavo in un moto perpetuo.

        Poi non ne sono stata più capace. La vita reclama di essere vissuta. Ho combattuto la guerra senza la penna in mano. Ho demolito. Ricostruito. E non c’erano parole da scrivere. O forse ci sarebbero state solo se le avessi incise una per una sulla pietra dura, lettere a spigoli vivi e angoli acuti. Come si può dare voce ad una apnea?

        Poi respirare. Trasformarsi. Riprendere la via della scrittura, per tentativi. Sentire di non avere niente da dire. Rassegnarsi a una incapacità, come un analfabetismo di ritorno. Mi rileggevo con invidia. Con rabbia. A volte con il desiderio di cancellarmi.

        Divenire non è un moto fluido, anche se perpetuo. Non riesco, non ne sono mai stata capace, a darmi una definizione. Scrivere mi fa stare bene. Sì. Rileggermi a pezzi. Cercare parole nuove, imbattermi in nuove case, per caso, per un giro che non ricordo. Grazie.

        La stanza era senza dimensioni. Un accesso. Fino a prova contraria, e ce ne sono stati di tentativi, io scrivo. E leggo.

        E come in una corrispondenza d’altri tempi, non servono né busta né francobollo, ma solo il tasto invio.
        Silvia

      • Eccomi.

        Non che debba rovinare o contaminare ciò che hai scritto, ciò che di te hai detto (direi quasi… la tua “testimonianza”) con inutili parole.
        Quando qualcosa è Bello, perché Vero, non ha bisogno d’altro. E’, e basta.
        Mi sono identificato, sì, con quanto hai scritto. Assaporando un sovrapporsi e combaciare di pezzi sorprendente e tutto sommato prevedibile. Non saremmo qui a dirne.
        Mi ha colpito il modo esatto, elegante con cui hai descritto la tua scrittura. L’esperienza, tua, unica, profonda, che la attraversa.
        Hai detto tanto di te. Ed è normale. Questo fa la scrittura. Educere, portare fuori. E poi… Esattamente quello che hai scritto. Mille reazioni, sentimenti, nel tempo. Variazioni, mutamenti, sconfessioni e ritrovamenti.
        Così deve essere.

        E poi.
        Scomparire al mondo per combattere la propria battaglia. Riapparire per raccontarla, esorcizzarla. Farne incisione, tatuaggio indelebile, nella carne.
        Parole come cicatrici.
        Per passare oltre.
        Per non dimenticare.
        E scomparire al mondo per raccogliere i pezzi e ricostruire. Parola che è nel “sudore e nel sangue” delle mani (direbbe Fossati), prima, molto prima di venire detta o scritta. Di divenire cemento.

        Come sempre ho detto tutto e nulla.
        Per dare un rimando, un rintocco.
        Nella speranza di non sporcare, offuscare quanto di così cristallino e bello hai scritto.

        Grazie ancora.
        Paolo

      • Bello, bello davvero. Bello quello che hai scritto tu. Bella la citazione di Fossati, la sto ascoltando. Bello sapere che in certi percorsi, per quanto lontani e sconosciuti sono stati gli attori, non erano soli, né nella disperazione, né nella rinascita. Un abbraccio

      • A te!
        Una coincidenza, figlia di un click, un link, una connessione, un soffio di vento, “un temporale”, un battito d’ali di farfalla,… chiamalo come vuoi, questo nostro incontro.
        Un bellissimo regalo.

  4. Dimenticavo, in questa tua casa ci sono stanze grandissime, dove io mi perdo facile. E’ un mio limite. (per esempio mi piacciono le isole) Preferisco quelle più piccole, e le raggiungo attraverso miei personalissimi corridoi. La guida a fianco suggerisce solo l’ordine alfabetico e quello cronologico, ma nessuno mi vieta di usare macchine del tempo o scale dietro porte apparentemente chiuse. Mi piace la ricerca dell’essenza. Il distillato, il sapore che persiste in bocca.

    • Capisco benissimo. Eccome! Nelle grandi stanze si gustano i dettagli e ci si abbandona all’armonia, all’accoglienza degli spazi… Ma la bellezza di un inciso, di qualcosa che puoi tenere in una mano… Dici benissimo: “il distillato, il sapore che persiste in bocca”. Non hanno pari.
      Per me lo scrivere è ogni volta un’esperienza nuova, una scoperta. Una riscoperta, anche.
      Senza chiare intenzioni, né partenze e approdi definiti. Senza limiti, né preconcetti.
      Mi piace perdermi. E infine ritrovarmi.

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